Fuori Programma: Banalità e Matteo Bussola non possono stare nella stessa stanza
Cerchi dei libri che alleggeriscano queste pesanti giornate e che ti sappiano trascinare con loro? Ne ho due che fanno al caso tuo! Non resta che lasciarti guidare da due dei più famosi libri dello scrittore Veronese: La vita fino a te e Notti in bianco, baci a colazione.
Un pomeriggio di piena estate, dopo mesi che leggevo solo libri universitari, mi precipitai in una libreria. Sentivo forte la mancanza della lettura e dei libri che scegli tu per puro istinto, come se avessero una calamita che ti attira a loro. Quei libri che secondo te riescono a darti molto più di quanto ti aspetti al momento dell’acquisto. Così è stato, almeno per me. Come un colpo di fulmine, sono stata attratta dal titolo di un libro, ‘’L’invenzione di noi due’’, nuovo inedito di Matteo Bussola, esposto in bella vista all’entrata del negozio. Inutile dire che sono subito stata affascinata dalla trama sintetizzata sul retro.
Incuriosita, andai a vedere le sue precedenti pubblicazioni: ‘’Notti in bianco, baci a colazione’’ e ‘’La vita fino a te’’, romanzi che, alla fine, non ho resistito dal comprare. Tutta entusiasta, tornai a casa il prima possibile per potermi finalmente godere una buona lettura. In questi suoi libri, Matteo Bussola riesce a descrivere senza filtri e in maniera spontanea tutta la bellezza e la semplicità della vita quotidiana, rappresentandola non come una routine ordinaria, bensì straordinaria. Un’altra peculiarità che mi ha colpito molto è il saperci integrare nella sua vita, quindi nelle storie stesse, con una delicata intimità, presentandoci tutte le sue storie d’amore fino a Paola, sua attuale compagna e madre delle loro creature, protagoniste del libro ‘’Notti in bianco, baci a colazione’’.
Già dalle prime pagine del libro ‘’La vita fino a te’’ rimasi entusiasta dal modo di scrivere dell’autore: così sincero, diretto e lineare. Ci sono parole scelte con cura, non troppo ricercate ma che riescono a pieno a mostrarci come lui vede e sente. Nell’introduzione ci aiuta a immergerci nei suoi pensieri, affermando un concetto a volte scontato ma importante. Lo sguardo, se rivolto al passato si chiama ricordo, se rivolto al futuro prende il nome di progetto. ‘C’è però un tempo che contiene tutti gli altri, anche negli abissi più profondi: è il tempo in cui siamo presenti a noi stessi. E’ lo sguardo dello stare’.
Questo libro, diviso in tre parti intitolate rispettivamente blu, verde e rossa, ci propone diversi tipi di amore: quello nostalgico e consapevole, quello della memoria e della scoperta e infine quello passionale, che sommati insieme portano al bianco della rinascita, come lui stesso afferma.
Tutti gli episodi che lui racconta sono la prova che nulla è scontato e, anzi, sembra che ogni sua esperienza possa essere d’esempio per la nostra. Analizzando meglio, ho trovato questo libro molto incoraggiante sotto molteplici punti di vista, soprattutto quando dichiara che: ‘’Sapere chi siamo significa conoscere la parte che ci sostiene, quella che contiene la sala macchine, custodisce il motore, tutto ciò che riesce a spingere in avanti la nave delle nostre vite, a evitare gli scogli, senza accontentarlo di farla, semplicemente, galleggiare’’. Ciò che davvero sorprende è che le vere riflessioni partono sempre da situazioni quotidiane o a volte un po’ insolite, come questo ragionamento avuto durante le sue ‘brutte notti’. Inoltre, si può ben dire che dal suo libro traspare una forte empatia, in quanto descrive persone appena conosciute o passanti come se conoscesse le loro storie, mentre è pura immaginazione.
Verso il suo secondo libro, “Notti in bianco, baci a colazione”, ho provato tanto affetto e ho percepito il bene che lui prova per le sue figlie, che lo stupiscono con i loro discorsi, con le loro curiosità e che lo svegliano di notte se qualcosa non va. Loro che gli hanno dimostrato il valore della famiglia, anche a costo di perdere un posto di lavoro nella più famosa casa di fumetti francese. Questo pur di stare assieme alla sua famiglia, al suo “tutto”.
Le sue tre bambine Virginia, Ginevra e Melania sono la sua fonte di ispirazione, tanto che le definisce le sue lenti da miope con cui osserva il mondo. Personalmente credo che sia una delle più belle definizioni per esprimere l’amore paterno.
Pagina dopo pagina si comprendono le difficoltà nell’essere genitore, ma simultaneamente si percepisce quanto i figli possano donarti. Non solo…perché lui mostra anche le complessità che possono sorgere in una coppia e le soluzioni possibili, alla base delle quali si trova l’ingrediente fondamentale: l’Amore.