Se è la donna a indossare i pantaloni (e a incontrare Keanu Reeves)

Always Be My Maybe recensione
Tempo di lettura: 4 minuti

Da poco su Netflix, “Always be my maybe” di Nahnatchka Khan parla di parità dei sessi e di coraggio di seguire i propri sogni

di Beatrice Castioni

A un certo punto, dovrai pur prenderti qualche rischio, figliolo.

Sasha è una bambina vivace e solitaria, a causa dei genitori sempre assenti e poco interessati alle sue necessità. Marcus ha invece una mamma e un papà splendidi, che accolgono tra le mura di casa anche l’amica del figlio. Un giorno gli amici, diventati adolescenti, finiscono a letto insieme, litigano pesantemente e decidono di non parlarsi più. Per 15 anni. Fino a quando non si rivedono a San Francisco, nella casa che Sasha ha affittato per aprire il suo nuovo ristorante. Lei è una chef di fama internazionale, lui un tecnico che installa condizionatori e musicista a tempo perso.

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Nonostante abbiano stili di vita molto diversi, l’attrazione che li lega sembra non essersi mai spenta. Il fidanzato della donna si prende una pausa di riflessione poco prima del loro matrimonio, e Marcus invece sta vivendo una relazione superficiale con una hippie del luogo, ma non fa per lui. Per gli amici di sempre ritorna concreta una nuova possibilità per stare insieme.

L’attrice comica Ali Wong veste i panni di Sasha, ragazzina malinconica poco seguita dai genitori ma molto legata alla famiglia dell’amico Marcus. Crescendo è sempre stata convinta dei suoi sentimenti per lui, ma senza mai volerlo ammettere. Quando litigheranno da adolescenti e si separeranno, lei sentirà un vuoto e una nostalgia che finiranno solo nel momento in cui si ritroveranno.  Vivace e determinata, si è costruita da sola una carriera importante ma non è altrettanto fortunata con il sesso opposto: un serie di uomini sbagliati e seriosi la fa sentire fuori posto.

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Randall Park è l’introverso Marcus, legatissimo ai genitori e all’amica Sasha. Anche lui è segretamente innamorato della ragazza, ma rovina tutto quando si lascia sfuggire alcune parole cattive sul suo conto. Appassionato di musica ma timoroso di lasciare la città natale e rischiare, sente di non aver realizzato molto nella vita. Fino quando la speranza non ritorna grazie all’arrivo improvviso di Sasha.

Daniel Dae Kim è Brandon, elegante e famoso futuro marito di Sasha. Più interessato al denaro che all’amore, gli si prospetta davanti la possibilità di avviare delle nuove collaborazioni nell’ambiente della ristorazione. Decide così di chiedere alla donna una pausa di riflessione per volare in India. Ma desidera mantenere una relazione poligama, con disappunto della chef.

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Sasha: Grazie per avermi ricordato com’è.

Marcus: Com’è cosa?

Sasha: Casa.

Questa storia ci ricorda che a volte nelle relazioni non c’è la parola fine. A volte le persone si allontanano o ci vengono strappate, vivono parte della loro vita altrove e poi fanno in modo di tornare da noi. Consapevoli o meno. È quello che accade a Sasha, cittadina del mondo, ricca e famosa, con abitazioni di lusso e macchine costose. Ma è proprio quando ritorna nella città di sempre (seppur sempre in una bellissima casa in affitto) che si ritrova. Perché è lì che abitano Marcus e suo padre, che lei ha amato tanto in passato.

Lì si trovano i diner che era abituata a frequentare e le stesse strade che attraversava quando usciva il venerdì, sempre con il suo migliore amico. Se è vero che i posti sono le persone, Sasha non può fare a meno di ricordare con affetto e nostalgia i giorni felici (ma anche quelli solitari) di San Francisco, che l’hanno fatta diventare chi è oggi. E le ha ricordato che vecchi sentimenti sepolti da tempo possono ripresentarsi più forti di prima. Per mostrarci che forse tutto ciò di cui avevamo davvero bisogno era sempre stato lì.

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Sasha, posso reggerti la borsetta? (Marcus)

Finché forse non vi separi ci racconta una storia per certi versi opposta a quelle classiche, ovvero l’uomo che abbandona il paese natale, ha successo e tutto ciò che desidera, ma non l’amore. Ritorna a casa per rivivere il passato e trova ad aspettarlo l’amica d’infanzia, pronta ad innamorarsi di lui a braccia aperte. Nel nostro caso, è Marcus a non aver realizzato molto negli anni; più precisamente, un lavoro dignitoso che però lui non sognava per sé.

Se il suo desiderio è quello di sfondare nel mondo della musica con la band del liceo, la forza di volontà non è altrettanto evidente. Si ritrova così intrappolato in una serie di scuse per non rischiare (il padre anziano, il lavoro che non può abbandonare), mentre è Sasha quella che ha girato il mondo.

È diventata qualcuno, è indipendente e non vuole perdere tutto per restare a San Francisco con Marcus, quando capisce di provare ancora dei sentimenti per lui. Gli chiede se ha il coraggio di lasciare tutto e seguirla. Normale se la situazione fosse stata a ruoli invertiti. Strana per come invece ce la presentano: un uomo “zerbino” che tiene la borsetta alla compagna e la segue in giro per il mondo, per esigenze lavorative?

Se davvero siamo arrivati alla agognata parità dei sessi, la storia dovrebbe essere accettata da tutti come normale in entrambi i casi. È davvero questo il risultato sul pubblico? In generale, Always be my maybe è un film godibile e leggero, ma che non lascia nulla di nuovo allo spettatore, in termini di trama e riflessioni.

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