Alla scoperta di Santa Marta, il commento di AGILE
L’Architetto Michele De Mori, di Associazione AGILE, commenta il recupero di Santa Marta
Una breve premessa: cos’è Associazione AGILE, qual è l’obiettivo, da chi è formata?
AGILE è un’associazione composta da giovani interessati alle dinamiche che si svolgono sul nostro territorio, principalmente dal punto di vista artistico/architettonico. Un’attenzione particolare è rivolta ai luoghi in disuso e abbandonati, in quanto contenitori di potenzialità e trasformazioni ancora non espresse.
Qual è stata la prima impressione vedendo il lavoro di recupero di Santa Marta terminato?
Entusiasmante. Sia per le dimensioni dell’intervento sia per la sua qualità. Nonché per la meticolosa attenzione ai dettagli e al rispetto delle preesistenze storiche.
Non solo è stata rispettata la struttura, ma si è anche lasciata intatta quella “patina del tempo” che oramai era parte integrante dell’edificio. Invece che tentare un ripristino filologico dei tempi del massimo splendore, operazione dai risultati non sempre positivi, si è preferito mantenere tutte le tracce del vissuto della struttura, la sua storia, i suoi trascorsi.
Quali sono i punti di forza e i punti deboli di questa ristrutturazione?
Il primo punto positivo è sicuramente la metodologia dell’intervento: partendo da una solida base storica, ha permesso la salvaguardia della quasi totalità della struttura. Inoltre c’è stata grande attenzione ai dettagli e al mantenimento delle tracce del passato, ma contemporaneamente l’inserimento, con leggera eleganza, delle strutture necessarie alla nuova vita. In sintesi, rispetto.
Per quanto riguarda le mancanze, anche se i forni originali austriaci erano già stati sostituiti dall’esercito italiano, sarebbe stato bello poter mantenere nella posizione originaria anche solo un forno per il pane. Probabilmente non è stato possibile per questioni progettuali e/o normative.
Qual è il valore di recuperare edifici vecchi, ma non artistici o particolarmente antichi come questo?
Ci troviamo di fronte non solo a un edificio, ma a un intero complesso industriale-militare dal grandissimo valore. La Provianda di Santa Marta è un esempio di integrazione tra architettura, funzionalità, logistica e territorio. Rappresenta, di conseguenza, un valore molto più che artistico. Il suo recupero diventa un caposaldo nella tutela della storia della nostra città. Non dimentichiamo che Verona non è solo turismo di massa, ma rappresenta una delle più importanti piazzeforti d’Europa.
Veronetta è sempre al centro di dibattiti, etichettata come zona di degrado e immigrazione, oltre che sede dell’università. Come vedete il futuro di questa zona? Che valore hanno in ottica sociale e urbanistica interventi come questo?
L’università è sicuramente un potente elemento di rigenerazione del territorio di Veronetta ed interventi come questo sono ne sono la base. Quello che occorre però, è una visione di insieme che, partendo da un’analisi reale, e non populista, delle criticità della zona organizzi un percorso condiviso di interazione urbana per evitare che il quartiere venga suddiviso in blocchi impermeabili. Il futuro è nell’integrazione, non nell’isolamento.
Alessandro Bonfante
Una risposta
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