“Aladdin”: tra colori e sapori d’infanzia

aladdin recensione
Tempo di lettura: 3 minuti

La recensione sul live-action del cartone animato Disney, tra femminismo, stoccate politiche e un genio “di Bel Air”

di Gianmaria Busatta

“Aladdin” di Guy Ritchie, 2019

Aladdin è un giovane ragazzo che ad Agrabah, una delle città d’Oriente. Si procura da vivere mediante piccoli furti. Un giorno la principessa Jasmine, uscita dal palazzo reale di nascosto e sotto mentite spoglie, lo incontra fra la gente del popolo. Tra i due scocca subito una scintilla. Nonostante l’una sia destinata a sposare un ricco e alleato principe e l’altro appartenga alla classe sociale più povera.

Aladdin finisce, però, nelle mani del perfido Visir Jafar, che lo spedisce a rubare una Lampada magica all’interno della Caverna delle Meraviglie. Con l’aiuto di un tappeto volante e della simpatica scimmietta Abu, Aladdin si terrà la Lampada e il Genio che contiene

aladdin recensione

Remake del cartone del 1992, a sua volta ispirato alle novelle orientali delle Mille e una notte, questo nuovo Aladdin non delude. Colori e musica sono i due ingredienti fondamentali che rendono quest’ultimo live-action disneyano qualitativamente superiore al recente Dumbo di Tim Burton.

La colonna sonora rivisitata del cartone animato originale e la riproposizione delle sequenze più iconiche e indimenticabili (l’imperdibile ingresso del principe Alì) sono un richiamo di ricordi ed emozioni dell’infanzia

aladdin recensione

Un elemento chiave del film è rappresentato dal Genio, la cui brillante interpretazione è una conditio sine qua non. Dare corpo e voce a un personaggio che nel film predecessore è stato impersonato dal compianto Robin Williams era un’impresa ambiziosa ed estremamente delicata. Will Smith, dal canto suo, riesce ad essere all’altezza del ruolo, che a tratti ricorda Principe di Bel Air per le (sue) movenze da simpatico rapper. 

Caratterizzazione assolutamente piatta è l’antagonista Jafar, consigliere politico insaziabile di potere e basta. Mai tanto maligno e perfido, rappresentante di una cattiveria piuttosto goffa. Distante, pertanto, dal Jafar del cartone animato, che possiede caratteri decisamente più diabolici. 

aladdin recensione

Elementi tematici di novità rispetto all’opera originale consistono in qualche piccola stoccata politica (“Ruba una mela e sei un ladro, ruba un regno e sei uno statista“) e in una lettura femminista della principessa Jasmine. L’aspetto politico, tutto sommato, funziona, pur essendo (giustamente) poco approfondito in quanto adatto a stimolare la curiosità degli spettatori più piccoli. Così non vale per il femminismo di Jasmine

La principessa, contraria alla tradizione patriarcale, aspirante al sultanato e desiderosa di sposarsi per amore, non raggiungerà il suo obiettivo attraverso un percorso che avvalori la meritocrazia. Soltanto grazie alla concessione del padre (rappresentante del tradizionale potere maschile).

aladdin recensione

Una novità a livello di trama, invece, è la vicenda amorosa tra il Genio e l’ancella della principessa Jasmine, divertente, spensierata e spassosissima. 

Pur attraverso una grammatica semplice e lineare, il regista Guy Ritchie confeziona un Aladdin all’insegna dell’intrattenimento. Inserendo, inoltre, qualche riflessione sulla cupidigia di potere e sulle apparenze e verità della vita. Due ore che passano in fretta.

La Valutazione 

3,5 stelle di 5 

Qui trovate l’ultima recensione di “The Perfection”.

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

quattro × 1 =