Cambiare il mondo viaggiando
Aiesec: l’esperienza di Sofia in Colombia
di Carla Raso
Aiesec è l’organizzazione internazionale studentesca più grande al mondo. Permette ai giovani di mettere alla prova il proprio potenziale di leadership attraverso programmi di volontariato e stage professionali in diversi Paesi del mondo.
Abbiamo fatto quattro chiacchiere con la neolaureata Sofia Boscaini, appena tornata da un progetto di Global Volunteer in Colombia. La sua attività, come quella degli altri volontari, ha contribuito al conseguimento di uno dei 17 obiettivi di Sviluppo Sostenibile promossi dalle Nazioni Unite.
Ciao Sofia. Cosa ti ha spinto a partire con AIESEC?
Conclusa la triennale – mi sono laureata lo scorso aprile in Lingue per il Turismo e il Commercio Internazionale – ero alla ricerca di un’esperienza diversa che mi permettesse di uscire dalla mia comfort zone. Un amico mi ha consigliato di rivolgermi ad Aiesec, associazione studentesca che dà la possibilità a ragazze e ragazzi dai 18 ai 30 anni di fare un’esperienza di volontariato all’estero per un minimo di 6 settimane. La cosa mi ha incuriosito e ho deciso di candidarmi per un progetto in Colombia.
Perché proprio la Colombia? Di cosa ti sei occupata?
Ho scelto la Colombia principalmente per poter praticare lo spagnolo e conoscere il Sud America. Ma non è stato facile. Tante persone espressero il loro disappunto suggestionati da stereotipi e falsi miti. Ha vinto la mia testardaggine e mi sono candidata per il Progetto Medellín.
Nella fondazione in cui ho lavorato ho organizzato attività ricreative per i ragazzi: classi di italiano, difesa personale e giochi di gruppo. Ogni volontario prepara attività in base alle proprie conoscenze ed interessi.
Ti descrivo in breve la giornata tipo di un volontario: arrivare in fondazione alle 8, fare colazione tutti insieme – volontari, staff, cuoche e direttrice –, successivamente tenere la propria classe, una in mattinata e la seconda dopo pranzo, fino alle 16. Dopo si è liberi di visitare la città o fermarsi a chiacchierare con gli altri volontari.
Quali sono i requisiti necessari per affrontare un’esperienza del genere?
I requisiti richiesti per il mio progetto sono la conoscenza della lingua inglese e possibilmente lo spagnolo. Aggiungerei lo spirito di adattamento a contesti che non si conoscono, mente aperta e voglia di imparare.
Come si affronta un viaggio nell’altra parte del mondo?
Come dicevo, la lingua dà un grande e fondamentale – se non indispensabile – aiuto.
Consiglio di partire con una mente aperta e coscienti di essere in un Paese che ha diversi usi, costumi, cultura e modi di pensare. È importante imparare proprio da queste differenze.
Sapersi adattare è importante per affrontare questo tipo di esperienza: vivi con famiglie del luogo che hanno diverse abitudini e stili di vita. Essere “rigidi” e voler mantenere le proprie abitudini non aiuta a vivere l’esperienza al 100%.
Il tuo primo ricordo in Colombia?
Il mio primo ricordo della Colombia è la paura dei primi giorni: paura di non riuscire a comunicare, paura di sbagliare fermata della metro e perdermi in una città sconosciuta.
Ora penso che sia stata una delle esperienze migliori della mia vita. Ho conosciuto persone stupende, a partire dagli altri volontari che hanno lavorato al mio fianco in fondazione. Ho inoltre visitato zone bellissime del Paese. Ma soprattutto sento che sia stata un’esperienza in grado di formare ulteriormente la mia persona.
Per concludere, perché uno studente dovrebbe partire con Aiesec?
Beh, perché è un’esperienza che ti apre la mente, ti fa crescere e conoscere persone straordinarie. Mi ha dato tanto e la consiglio vivamente a tutti. Partite e andare a scoprire quanto di bello c’è anche nell’altra parte del mondo. Basta iscriversi su aiesec.net/volontariato-internazionale.